Prevenzione delle patologie legate all’alimentazione nell’infanzia

La prevenzione delle patologie legate all’alimentazione nell’infanzia. Una delle problematiche alimentari più frequenti nell’ infanzia è l’obesità.

La frequenza di questa patologia nell’età evolutiva è preoccupatamente elevata; in Europa 1 bambino su 5 è obeso con un altissima probabilità di essere un adulto obeso o un adolescente che può sviluppare un’altra forma di patologia alimentare come l’anoressia e la bulimia, molte anoressiche dichiarano di essere state bambine in soprappeso.

Fin dalla nascita le abitudini alimentari familiari condizionano e influenzano fortemente lo sviluppo dello stile e del comportamento alimentare futuro del bambino.

La primissima relazione  madre bambino, di allattamento, gioca un ruolo basilare in questa direzione. Fin da piccolo il bambino possiede infatti una capacità innata di autoregolazione del senso di fame e sazietà, è in grado cioè di sentire da solo quando ha fame, quando il suo corpo necessita di nutrimento e quando invece è ormai sazio. Un neonato è in grado di variare spontaneamente la quantità di latte ingerito in relazione alla concentrazione e alla densità calorica del latte stesso, questa regolazione spontanea può essere però alterata dalle pressioni a mangiare di più parte dei genitori o dalla messa in atto di risposte incoerenti ai bisogni del bambino. Se ad esempio per ogni disagio la proposta risolutiva è offrire cibo, il risultato può essere la compromissione della costruzione di un efficace meccanismo di autoregolazione e ostacolare lo sviluppo di autonomia nel percepire e rispondere ai segnali interni di fame e sazietà. In questa direzione le buone intenzioni dei genitori di essere premurosi e attenti ai bisogni del proprio figlio possono compromettere lo stabilirsi di tale sistema di autoregolazione, del senso di sazietà e di fame, e nel lungo tempo assumono anche un ulteriore significato e messaggio che inviamo al bambino.
Proviamo ad immaginare un bambino che piange perché ha mal di pancia e a questo comportamento offriamo come prima risposta il cibo, oppure un bambino che piange perché è stanco e di risposta si offre il cibo, la conseguenza è un’associazione disfunzionale tra cibo e sofferenza, dolore/sofferenza uguale, risposta, il cibo. Si invia un messaggio disfunzionale, se stai male il cibo ti aiuta, ti rassicura, ti rasserena. Quello che al momento può sembrare un modo funzionale e dolce di distrarre l’attenzione dalla frustrazione e dal dolore, trasmette dei messaggi disfunzionali, come il mangiare consola, il mangiare ti aiuta a sfogare la rabbia e in aggiunta a questo messaggio, spostando l’attenzione del bambino sul cibo, non gli si permette di vivere e imparare a gestire emozioni, come rabbia, dolore e frustrazione.

L’adulto dovrebbe anche essere sempre consapevole del ruolo di modello ed esempio che ha nei confronti dei bambini, i quali tendono ad adattarsi ai comportamenti familiari, e a livello dei comportamenti alimentari questo significa ad esempio che se una famiglia è abituata a mangiare grandi quantità di cibo sarà predisposta a sovralimentate il figlio che nella maggior parte dei casi tenderà ad adeguarsi passivamente.

Le stesse considerazioni valgono non solo per i comportamenti e lo stile alimentare, ma per altre abitudini come le modalità di vita più o meno sedentarie, tra cui l’attività fisica, altrettanto importante oltre all’alimentazione per il benessere e la salute dei bambini. Molto spesso le condizioni attuali specie nelle città, non facilitano il movimento del bambino, spesso non è possibile giocare fuori casa e l’attività fisica diventa un po’ troppo programmata con il rischio che divenga percepita come un sacrifico, un dovere e una seccatura per il genitore che deve accompagnare e riprendere il figlio, e come un ulteriore carico oltre quello scolastico per i bambini. Inoltre le attività sportive hanno speso una forte presenza competitiva che fa prevalere un aspetto di impegno, dovere e prestazione piuttosto che divertimento ed in questa direzione è necessario porre attenzione sulla scelta del tipo di attività che ci proponiamo a noi stessi o ai bambini. Il tipo di sport o movimento che decidiamo di intraprendere dovrebbe essere idoneo alle nostre esigenze personali e soggettive, fare movimento non è solo e soltanto un atto puramente meccanico e muscolare, ma permette di vivere delle emozioni, induce dei pensieri e delle sensazioni, è qualcosa che attiva la psicologia del soggetto e non solo il suo apparato motorio. Se non si tiene conto di questi fattori soggettivi si rischia di ridurre l’attività fisica in un’attività forzata e sgradevole. Oggi come oggi non è usuale interpretare e vivere l’attività fisica come un obbligo per mantenersi in forma piuttosto che come un piacere e o un rilassamento.

Le famiglie con bambini o ragazzi in soprappeso generalmente cercano si affrontare il problema del peso attraverso la messa in atto di comportamenti di controllo, ad esempio, si decide da un momento all’altro di intraprendere la dieta, si incomincia a comprare solo determinati cibi, si inizia a pesare tutto, tutto sotto controllo e si mettono in atto i divieti, alcuni alimenti vengono banditi, perché fanno ingrassare, “determinati cibi d’ora in poi non si mangiano più”, molto spesso l’effetto che si ottiene non è quello desiderato, il negare evietare tassitivamente aumenta il desiderio di ciò che è vietato e questo è dimostrato dai comportamenti che vengono mesi in atto da ragazzi in soprappeso che iniziano a mangiare di nascosto o addirittura arrivano a rubare poer procurarsi i cibi banditi.
Se non me lo concedo diventa irrinunciabile.

Il principale obiettivodel sostegno psicologico e dietologico a famiglie in soprappeso è modificare abitudini familiari scorrette che invece di risolvere il problema lo alimentano.

Aiutare i bambini a sviluppare un rapporto sereno con il cibo, non significa che si debba adottare comportamenti e abitudini alimentari particolarmente rigidi e restrittivi attraverso eccessivi controlli alimentari . L’ideale è poter concedere i cibi preferiti anche se non sono i più salutari, ma limitandoli in modo che non siano un pericolo per la loro salute e quindi acconsentire le merendine, ma solo a scuola durante la ricreazione, oppure dedicare un giorno della settimana facendo scegliere al proprio figlio il menù del giorno. In questo modo te lo concedo, ma in modo funzionale per la tua salute ed evito che divenga irrinunciabile, perché vietato.
Come disse Oscar Wilde “L’unico modo per liberarsi di un  tentazione è abbandonarvisi”.

Dott. Elisa Lucchi

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