Da quando la Casa di cura si è rinnovata ed ha ingrandito i suoi spazi, anche il reparto di fisioterapia ha incrementato l’offerta delle terapie proposte, sia di tipo strumentale che di tipo manuale, per rispondere alle necessità dei pazienti del territorio, sempre più attenti ed esigenti nei riguardi della loro salute.
Per questo motivo la struttura si è dotata di apparecchiature all’avanguardia come la TECAR e l’INTER-X: entrambi sono macchinari che danno ottimi risultati sia nelle patologia acute che in quelle croniche, poichè vengono opportunamente utilizzati dalle nostre professioniste debitamente formate.
Da questa imponente crescita sia professionale che quantitativa nasce l’esigenza di tirare le somme sul nostro lavoro; i dati raccolti dimostrano che nel primo semestre del 2012 l’85% dei pazienti ha ridotto la sua sintomatologia dolorosa a seguito di un ciclo di trattamenti Tecar.
Altro motivo di vanto del nostro reparto è la qualità riabilitativa offerta nel caso di terapie manuali per patologie ortopediche e neurologiche. Oltre ad avere un rapporto esclusivo di 1 a 1 con i pazienti, le nostre fisioterapiste mettono in attono tecniche specifiche e all’avanguardia (mobilizzazione del sistema nervoso, Mezieres, linfodrenaggio Vodder, tecnica Bobath ecc.), che ci hanno permesso di raggiungere nell’86% dei casi l’obiettivo prefissato.
Siamo molto soddisfatti anche dei risultati ottenuti con i pazienti operati di protesi, i quali, nell’arco di una settimana di degenza, sono in grado , nel 90% dei casi,di deambulare con le stampelle e affrontare in autonomia la salita e la discesa delle scale.
Forti di questi risultati continueremo anche nel 2013 a lavorare con serietà, impegno e partecipazione, sperando di soddisfare sempre maggiormente le richieste dei pazienti.

Buone feste,
lo staff della fisioterapia.

Venerdì 9 novembre 2012 alle ore 21.00 presso la sala Ex lavatoio di Morciano, Via Concia, si terrà un incontro sul tema “Viaggi internazionali e salute” organizzato dal Comune di Morciano e dalla casa di Cura Montanari di Morciano. Relatore della serata sarà il Dr Walter Pasini. Presidente della Società Italiana di Medicina del Turismo, Direttore del Centro Collaboratore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la Travel Medicine dal 1988 al 2008, il Dr Walter Pasini pubblica annualmente il manuale ” Viaggi e salute nei 5 continenti” e traduce dal 1988 ad oggi la pubblicazione ufficiale dell’ OMS” Viaggi internazionali e salute”, strumento di lavoro imprescindibile per chi intenda affrontare il rapporto viaggi e salute. Scopo della serata è quella di fornire agli operatori sanitari una conoscenza della situazione epidemiologica internazionale e di avere indicazioni sulle modalità di rapportarsi al cittadino che debba affrontare un viaggio internazionale. Introdurranno Geo Agostini, medico di medicina genrale e Filipo Ghigi, assessore al Comune di Morciano.

Prima di affrontare l’occasione sociale, in cui anche il cibo è protagonista vi consiglio alcuni piatti leggeri e quindi ideali proprio per compensare, mangiando soft:

  • MINESTRONE
  • INSALATONE  MISTE
  • CAPRESE
  • CARPACCIO
  • BRESAOLA

Buon appettito!

Dott.ssa Francesca Vignoli
Dietista
Team chirurgia e cura dell’obesità

Mantenere una dieta nutrizionalmente bilanciata attraverso una scelta di alimenti ricchi di calcio, magnesio, vitamine A e D (latticini, pesce, produzione endogena stimolata dai raggi solari); evitare fumo e alcol; praticare attività fisica: questo è il segreto!

Sicuramente i latticini ne rappresentano la fonte d’elezione: una tazza di latte da 250 g apporta circa 300 mg di calcio nella sua forma più assimilabile (per ridurre l’assunzione di grassi consumare latte parzialmente scremato). Anche i legumi e il pesce no contengono un buon quantitativo, assieme ad alcuni vegetali (rucola, radicchio, cicoria). Una buona fonte di calcio è costituita inoltre dalle acque bicarbonato-calciche esistenti in commercio.

Controindicato è  un eccessivo apporto di proteine e fosforo, che impediscono l’assorbimento di calcio. Anche la presenza di fitati (semi oleosi: soia, arachidi, girasole) e di ossalati (spinaci, bietola, barbabietola rossa) lo rende parzialmente assimilabile.

Si può provare con il latte delattosato (ad alta digeribilità tipo Zimyl), il latte con aggiunta di lattasi,il latte di soia (del tutto privo di lattosio ma con un valore nutritivo più basso) o il latte di riso. Oppure optare per lo yogurt, dove gran parte del lattosio è stata predigerita dai microrganismi vivi presenti. Inoltre vanno bene anche i formaggi a pasta dura, poiché durante la stagionatura il tenore di lattosio si riduce drasticamente (emmenthal, grana, parmigiano stagionato 24-36 mesi, pecorino).

Come ultima scelta infine, per i soggetti che non riescono a raggiungere un adeguato apporto di calcio, su richiesta medica esistono anche integratori specifici.

Dott. Francesca Vignoli

La prevenzione delle patologie legate all’alimentazione nell’infanzia. Una delle problematiche alimentari più frequenti nell’ infanzia è l’obesità.

La frequenza di questa patologia nell’età evolutiva è preoccupatamente elevata; in Europa 1 bambino su 5 è obeso con un altissima probabilità di essere un adulto obeso o un adolescente che può sviluppare un’altra forma di patologia alimentare come l’anoressia e la bulimia, molte anoressiche dichiarano di essere state bambine in soprappeso.

Fin dalla nascita le abitudini alimentari familiari condizionano e influenzano fortemente lo sviluppo dello stile e del comportamento alimentare futuro del bambino.

La primissima relazione  madre bambino, di allattamento, gioca un ruolo basilare in questa direzione. Fin da piccolo il bambino possiede infatti una capacità innata di autoregolazione del senso di fame e sazietà, è in grado cioè di sentire da solo quando ha fame, quando il suo corpo necessita di nutrimento e quando invece è ormai sazio. Un neonato è in grado di variare spontaneamente la quantità di latte ingerito in relazione alla concentrazione e alla densità calorica del latte stesso, questa regolazione spontanea può essere però alterata dalle pressioni a mangiare di più parte dei genitori o dalla messa in atto di risposte incoerenti ai bisogni del bambino. Se ad esempio per ogni disagio la proposta risolutiva è offrire cibo, il risultato può essere la compromissione della costruzione di un efficace meccanismo di autoregolazione e ostacolare lo sviluppo di autonomia nel percepire e rispondere ai segnali interni di fame e sazietà. In questa direzione le buone intenzioni dei genitori di essere premurosi e attenti ai bisogni del proprio figlio possono compromettere lo stabilirsi di tale sistema di autoregolazione, del senso di sazietà e di fame, e nel lungo tempo assumono anche un ulteriore significato e messaggio che inviamo al bambino.
Proviamo ad immaginare un bambino che piange perché ha mal di pancia e a questo comportamento offriamo come prima risposta il cibo, oppure un bambino che piange perché è stanco e di risposta si offre il cibo, la conseguenza è un’associazione disfunzionale tra cibo e sofferenza, dolore/sofferenza uguale, risposta, il cibo. Si invia un messaggio disfunzionale, se stai male il cibo ti aiuta, ti rassicura, ti rasserena. Quello che al momento può sembrare un modo funzionale e dolce di distrarre l’attenzione dalla frustrazione e dal dolore, trasmette dei messaggi disfunzionali, come il mangiare consola, il mangiare ti aiuta a sfogare la rabbia e in aggiunta a questo messaggio, spostando l’attenzione del bambino sul cibo, non gli si permette di vivere e imparare a gestire emozioni, come rabbia, dolore e frustrazione.

L’adulto dovrebbe anche essere sempre consapevole del ruolo di modello ed esempio che ha nei confronti dei bambini, i quali tendono ad adattarsi ai comportamenti familiari, e a livello dei comportamenti alimentari questo significa ad esempio che se una famiglia è abituata a mangiare grandi quantità di cibo sarà predisposta a sovralimentate il figlio che nella maggior parte dei casi tenderà ad adeguarsi passivamente.

Le stesse considerazioni valgono non solo per i comportamenti e lo stile alimentare, ma per altre abitudini come le modalità di vita più o meno sedentarie, tra cui l’attività fisica, altrettanto importante oltre all’alimentazione per il benessere e la salute dei bambini. Molto spesso le condizioni attuali specie nelle città, non facilitano il movimento del bambino, spesso non è possibile giocare fuori casa e l’attività fisica diventa un po’ troppo programmata con il rischio che divenga percepita come un sacrifico, un dovere e una seccatura per il genitore che deve accompagnare e riprendere il figlio, e come un ulteriore carico oltre quello scolastico per i bambini. Inoltre le attività sportive hanno speso una forte presenza competitiva che fa prevalere un aspetto di impegno, dovere e prestazione piuttosto che divertimento ed in questa direzione è necessario porre attenzione sulla scelta del tipo di attività che ci proponiamo a noi stessi o ai bambini. Il tipo di sport o movimento che decidiamo di intraprendere dovrebbe essere idoneo alle nostre esigenze personali e soggettive, fare movimento non è solo e soltanto un atto puramente meccanico e muscolare, ma permette di vivere delle emozioni, induce dei pensieri e delle sensazioni, è qualcosa che attiva la psicologia del soggetto e non solo il suo apparato motorio. Se non si tiene conto di questi fattori soggettivi si rischia di ridurre l’attività fisica in un’attività forzata e sgradevole. Oggi come oggi non è usuale interpretare e vivere l’attività fisica come un obbligo per mantenersi in forma piuttosto che come un piacere e o un rilassamento.

Le famiglie con bambini o ragazzi in soprappeso generalmente cercano si affrontare il problema del peso attraverso la messa in atto di comportamenti di controllo, ad esempio, si decide da un momento all’altro di intraprendere la dieta, si incomincia a comprare solo determinati cibi, si inizia a pesare tutto, tutto sotto controllo e si mettono in atto i divieti, alcuni alimenti vengono banditi, perché fanno ingrassare, “determinati cibi d’ora in poi non si mangiano più”, molto spesso l’effetto che si ottiene non è quello desiderato, il negare evietare tassitivamente aumenta il desiderio di ciò che è vietato e questo è dimostrato dai comportamenti che vengono mesi in atto da ragazzi in soprappeso che iniziano a mangiare di nascosto o addirittura arrivano a rubare poer procurarsi i cibi banditi.
Se non me lo concedo diventa irrinunciabile.

Il principale obiettivodel sostegno psicologico e dietologico a famiglie in soprappeso è modificare abitudini familiari scorrette che invece di risolvere il problema lo alimentano.

Aiutare i bambini a sviluppare un rapporto sereno con il cibo, non significa che si debba adottare comportamenti e abitudini alimentari particolarmente rigidi e restrittivi attraverso eccessivi controlli alimentari . L’ideale è poter concedere i cibi preferiti anche se non sono i più salutari, ma limitandoli in modo che non siano un pericolo per la loro salute e quindi acconsentire le merendine, ma solo a scuola durante la ricreazione, oppure dedicare un giorno della settimana facendo scegliere al proprio figlio il menù del giorno. In questo modo te lo concedo, ma in modo funzionale per la tua salute ed evito che divenga irrinunciabile, perché vietato.
Come disse Oscar Wilde “L’unico modo per liberarsi di un  tentazione è abbandonarvisi”.

Dott. Elisa Lucchi

La legge della compensazione, indica una piccola e facile strategie utile a chiunque voglia mantenersi in forma senza dover rinunciare alle occasioni sociali quotidiane.

Infatti molto spesso le occasioni di uscite sociali sono abbinate al buon cibo ed è quindi facile mangiare più del previsto e cibi anche un pò più calorici della norma. Molto spesso chi sta seguendo una dieta per perdere peso o chi vuole mantenersi in forma evita molte occasioni di incontro siociale con amici o parenti per paura di rovinare i sacrifici fatti e cedere alle tentazioni culinari che si presenterebbero.  Altri ancora vivono le occasioni di uscita con amici, ma cercando di trattenersi dalle tentazioni culinarie, con enorme sacrificio e fatica. Vivere una serata a cena in compagnia di amici, ma non poter mangiare quello che si vuole, non è il massimo del piacere.

Invece è molto importante per il benessere psicologico di una persona sapersi godere i momenti di relax e divertimento il più possibile, anche dal punto del gusto alimentare. In questa direzione viene in aiuto la“strategia della compensazione”, ovvero non dire mai no alle occasioni sociali in cui il cibo è parte del divertimento, ma godersele appieno al 100%, ma compensare al pasto prima dell’occasione mangiando un piatto soft. Ovvero, se ad esempio so che questa sera ho una cena al ristorante, per pranzo invece di quello che cucinerei abitualmente, un piatto di pasta, preparo un piatto un leggero, ad esempio una macedonia di frutta o un pò di bresaola e rucola senza pane, ecc…

Questa semplice strategia mi permette di continuare a perdere peso se sto seguendo una dieta o mantenere il peso se sono già in peso forma senza grossi sacrifici.

Si può compensare l’occasione culinaria gradevole anche dopo averla vissuta, ma il mio consiglio è di compensare prima dell’occasione sociale in quanto è più semplice per due motivi: il primo perchè mangiare poco è più facile farlo se so che di lì a poco mi gusterò cibi golosi e in compagnia, il secondo perchè quando mangiamo un pò di più del solito generalmente nel pasto successivo abbiamo più fame perchè il nostro cervello ha una fervida memoria, e quindi compensare dopo è un pò più difficile.

La legge della compensazione è valida ed utile anche epr i periodi di vacanze, sia a casa che fuori città. Insieme alle vancanze c’è anche il buon cibo, e anche in questo caso è importante vivere quei momenti nel divertimento assoluto. Il consiglio è: duo o tre giorni prima delle vacanze reralizzare pranzi e cene solo di cibi leggeri, niente carboidrati e dolci, poi si parte per le vacanze e ci si diverte, al rientro ancora due o tre giorni con cibi leggeri sia a pranzo che cena, e poi si riprendono le abitudini alimentari quotidiane usuali.

Il cibo è un piacere a cui non dobbiamo rinunciare, ma semplicemente imparare a gestire.

Buon divertimento a tutti!

Dott. Elisa Lucchi
psicologa e psicoterapeuta
team chirurgia e cura dell’obesità

Il team di chirurgia e cura dell’obesità, ha presentato al convengo SICOB di Reggio Calabria 2011, il protocollo di trattamento psicoterapeutico per pazienti nibbling, gli spizzicatori.

“Posso resistere a tutto  tranne che alle tentazioni”

O. Wilde

Il protocollo “i pasti paradossali” è un trattamento ideato dalla dr. Elisa Lucchi (psicologa e psicoterapeuta specializzata in terapia breve strategica)  per il trattamento del comportamento nibbling. Ovvero per quella tipologia di  pazienti che hanno la tendenza a spizzicare fuori dai tre classici pasti principali giornalieri, definiti per questa loro caratteristica nibbling. Tali pazienti tendono a smangiucchiare durante la giornata o i loro cibi preferiti, o i loro cibi preferiti che usualmente non si è abituati a mangiare all’interno dei pasti (ad esempio la cioccolata) oppure spizzicano indifferentemente ciò che trovano, anche se in realtà se potessero scegliere lo farebbero sulla base della preferenza. I pasti paradossali sono pasti (pranzi o cene) in cui al paziente viene indicato di mangiare tutti quei cibi che tendenzialmente spizzica al di fuori dei pasti, “ciò che più piace” nelle quantità più desiderate e nella modalità più piacevole possibile. Soddisfacendo il desiderio di questi cibi, sia a livello qualitativo che quantitativo, il paziente gradualmente riduce la voglia di quei determinati alimenti, perché appagata e di conseguenza riduce il comportamento di spizzicamento al di fuori dei pasti e raggiunge un controllo funzionale sulle indicazioni dietologiche. Il protocollo “i pasti paradossali” traggono le sue basi dal modello di Terapia Breve Strategica di Giorgio Nardone (G. Nardone – La dieta paradossale – 2007) e dal protocollo “La dieta paradossale” per pazienti in sovrappeso.

Il protocollo “i pasti paradossali” è un trattamento strutturato per pazienti obesi che hanno la tendenza a spizzicare fuori dai tre classici pasti principali giornalieri, definiti per questa loro caratteristica nibbling. Tali pazienti tendono a smangiucchiare durante la giornata o i loro cibi preferiti, o i loro cibi preferiti che usualmente non si è abituati a mangiare all’interno dei pasti (ad esempio la cioccolata) oppure spizzicano indifferentemente ciò che trovano, anche se in realtà se potessero scegliere lo farebbero sulla base della preferenza. I pasti paradossali sono pasti (pranzi o cene) in cui al paziente viene indicato di mangiare tutti quei cibi che tendenzialmente spizzica al di fuori dei pasti, “ciò che più piace” nelle quantità più desiderate e nella modalità più piacevole possibile. Soddisfacendo il desiderio di questi cibi, sia a livello qualitativo che quantitativo, il paziente gradualmente riduce la voglia di quei determinati alimenti, perché appagata e di conseguenza riduce il comportamento di spizzicamento al di fuori dei pasti e raggiunge un controllo funzionale sulle indicazioni dietologiche. Il protocollo “i pasti paradossali” traggono le sue basi dal modello di Terapia Breve Strategica di Giorgio Nardone (G. Nardone – La dieta paradossale – 2007) e dal protocollo “La dieta paradossale” per pazienti in sovrappeso.

I pazienti spizzicatori – nibbling possono assumere differenti caratteristiche. Nella nostra esperienza ne abbiamo individuati quattro tipologie.
Il mangiatore notturno che quando si sveglia durante la notte si alza per mangiare prima di riprendere sonno.
Lo spizzicatore pomeridiano, prevalentemente donne, casalinghe o lavoratrici part-time, che passano in casa molto tempo e mangiano continuamente, in piedi o sedute cibi dolci o salati .
Lo spizzicatore serale in relax che lavora fuori casa tutto il giorno e la sera dopo cena davanti alla televisione o al computer, si rilassa con il piacere di mangiucchiare varie tipologie di cibo dolce o salato a seconda delle preferenze.
Il mangiatore sparecchiato generalmente a pranzo, ma spesso anche a cena, consuma il suo pasto in piedi davanti al frigo o alla dispensa pensando che così di mangiare meno ingerendo invece grandi quantità di cibo. Sono generalmente persone che per ragioni professionali non possono mangiare ai comuni orari ed al rientro a casa, essendo ormai passato l’ orario di pranzo o cena, evitano di creare l’atmosfera adeguata per consumare il pasto.
Tutti questi pazienti hanno in comune la tendenza a spizzicare ed il desiderio di perdere peso. Normalmente reagiscono all’aumento di peso cercando di evitare i loro cibi preferiti ma senza evitare di spizzicare aumentando così il loro senso di frustrazione. Sono pazienti che giungono all’intervento chirurgico dopo numerose diete fallite e con la percezione ormai radicata di essere incapaci nel portare a termine una dieta. Dopo questi numerosi fallimenti delegano completamente la risoluzione del problema all’intervento chirurgico.

Nel nostro centro trattiamo i pazienti obesi con tecniche di tipo restrittivo, palloncino intra gastrico e bendaggio gastrico, utilizzate singolarmente o in maniera sequenziale. Questi trattamenti sono molto efficaci nel paziente iperfagico puro riducendo la quantità di cibo introdotto, ma non riescono a modificare il tipo di alimenti ingeriti e soprattutto non riescono a controllare le voglie i vizi ed i desideri alimentari . La maggior parte dei pazienti operati non solo mangia elevate quantità di cibo ai pasti, ma assume alimenti ipercalorici e tende a spizzicare fuori dai pasti causando spesso insuccessi se si utilizzano tecniche di tipo restrittivo puro. Per aumentare l’efficacia del trattamento chirurgico è quindi necessario ridurre la loro tendenza allo spizzicamento. Il paziente nibbling rimane ingabbiato in un circolo vizioso dove la riduzione calorica si accompagna alla eliminazione dalla dieta degli alimenti preferiti che aumenta la sensazione di disagio che progressivamente fa perdere il controllo portando all’ insoddisfazione e quindi allo spizzicamento. La tentata soluzione del cercare di controllarsi e vietarsi determinati cibi non fa altro che aumentarne il desiderio e la conseguente perdita di controllo. partendo dalla logica della dieta paradossale ideata da Giorgio Nardone (G. Nardone – La dieta paradossale – 2007) unendo la logica della manovra terapeutica “mangia ciò che più ti piace all’interno dei tre pasti principali” e la manovra “una piccola trasgressione piacevole al giorno”, pensai di poter utilizzare la compensazione, la saturazione e la concessione al piacere attraverso il paradosso non in tutti i pasti, ma solo e soltanto in alcuni per poter comunque ottenere lo stesso effetto. Ovvero il poter concedersi i pasti preferiti che tendenzialmente cerco di evitare mi permette di ottenere quello che fino a quel momento cercavo di ottenere con l’evitamento: l’abbassamento di desiderio di questi cibi e il controllo funzionale su di essi, ovvero la capacità di non spizzicare. Entrambe le prescrizioni si basano sulla concessione al piacere partendo dal presupposto che ciò che è desiderato può essere controllato solo concedendoselo, mentre il cercare di trattenersi conduce alla perdita di controllo. Tali manovre permettono di bloccare le tentate soluzioni disfunzionali, ovvero il controllo, il cercare di mangiare solo i cibi ritenuti “buoni” ottenendo l’effetto opposto, desiderare sempre di più quelli “cattivi”, non riuscire ad evitarli e dunque perdita di controllo.

L’idea fu di prescrivere al paziente di mettere in atto due pasti alla settimana altamente piacevoli a livello alimentare, ovvero realizzati solo e soltanto con i cibi più desiderati da consumare nel modo, nella stanza e nelle condizioni più piacevoli e rilassanti possibili.

Quello che le chiedo da qui alla prossima volta che ci vediamo fra due settimane, è che lei faccia due cene a base di solo e soltanto di cibi dolci (o salati a seconda del caso), quelli che più le piacciono, ovvero vorrei che decida due giorni della settimana, ad esempio martedì e giovedì e quando arriva il giorno prestabilito e le sa che la sera la sua cena dovrà essere a base di alimenti dolci, la mattina dovrà chiedersi che cosa gli andrebbe di più da mangiare di questi cibi, gliene verranno alla mente alcuni ne sceglie due o tre e poi se li ha a casa ok, altrimenti dovrà- andarli ad acquistare per realizzare la sua cena. Quando arriva a casa, dovrà prendere un vassoio, metterci una bella tovaglietta poi i cibi dolci scelti, ma attenzione in una quantità soddisfacente perché è la sua cena, quindi se ha scelto ad esempio il gelato non sarà un cornetto, ma una bella vasca di gelato con i suoi gusti preferiti. Poi dopo aver preparato il vassoio di prelibatezze dovrà andare a gustarselo nella stanza, nella posizione e nella modalità più comoda e piacevole possibile, sul divano mentre guarda la tv a gambe all’aria, seduta davanti al computer, …. deve essere un vero e proprio godimento altrimenti non funziona, così due volte alla settimana , d’accordo?”

La reazione dei pazienti generalmente sono due. Di entusiasmo all’idea di poter mangiare ciò che più gli piace e legittimati dalla terapeuta. Oppure perplessi ed increduli dalla prescrizione paradossale e contraddittoria rispetto a quelle indicate fino allora quando chiedevano aiuto per dimagrire. Dopo aver messo in atto la prescrizione, le osservazioni che riportavano erano di estremo piacere e la sensazione era enfatizzata dal fatto che per la prima volta mangiavano quei cibi senza sentirsi in colpa. Il non aver provato alcun senso di colpa, affermavano, era il risultato del fatto che quello che stavano mangiando era il loro pranzo e non un aggiunta al di fuori dei pasti. Alla domanda se al di fuori di quei due pranzi, dolci o salati, avessero avuto la tentazione nei momenti e giorni successivi di spizzicare, le loro risposte indicavano che la tendenza era diminuita in modo imponente. L’effetto desiderato era stato ottenuto, concederli in modo altamente piacevole e al posto dei pasti aveva permesso di portare a saturazione il desiderio e di conseguenza limitarlo. Quindi minor tendenza allo spizzicamento fuori dai pasti e per di più tutti gli altri pranzi e cene al di fuori dei due prescritti alla settimana erano altrettanto gustati anche se composti da cibi sani. Procedetti indicando di continuare a realizzare i pasti paradossali altamente piacevoli, ma riducendoli ad uno alla settimana e introdussi la “legge della compensazione”, ovvero concedersi qualsiasi occasione sociale in cui il cibo è protagonista senza cercare di controllare il proprio comportamento alimentare, ma compensare con un pasto più leggero o prima o dopo l’uscita sociale. Molte occasioni conviviali infatti sono accompagnate dal piacere del cibo e la maggior parte dei pazienti, nel periodo in cui sono a dieta, tendono ad evitarle perché temono di non riuscire a controllarsi. Di conseguenza creano nuovamente il circolo vizioso dell’evitare il piacere per controllarsi, creando la perdita di controllo. Procedendo in questa direzione si conduce il paziente ad imparare a gestire i propri piaceri alimentari senza che questi divengano disfunzionali.

Gli effetti della prescrizione sono:

  • blocco della tentata soluzione principale, l’evitamento. Il potersi concedere gli alimenti piacevoli permette di interrompere il comportamento evitante nei confronti di quest’ultimi. Se il circolo vizioso era cercare di controllarsi evitando i cibi più desiderati – controllo che fa perdere il controllo – dopo la prescrizione ne consegue il circolo virtuoso dato dal concederseli, appagare il desiderio e di conseguenza una volta appagato, ridurlo, ottenendo il controllo desiderato e funzionale
  • la concessione di poter godersi quegli alimenti così desiderati in una modalità così piacevole produce una riduzione della tendenza a spizzicare al di fuori dei pasti principali e di conseguenza riuscire facilmente a seguire le indicazioni alimentari fornite dalla dietista

In questa direzione i pazienti hanno dimostrato non solo di riuscire meglio a controllarsi nei pasti successivi a quelli paradossali, ma i cibi “sani” indicati nella dieta vengono percepiti come altrettanto piacevoli e gustosi

Il protocollo “I pasti paradossali” è così strutturato:
dopo aver individuato il comportamento alimentare che caratterizza il paziente, ovvero se iperfagico puro o spizzicatore (pomeridiano, serale, notturno o sparecchiato) si indagano le tentate soluzioni disfunzionali e si procede ristrutturando la disfunzionalità della dieta, instillando per la prima volta il dubbio nel paziente che non è lui ad essere incapace, ma la tentata soluzione ad essere erronea. Altrettanto vale per la credenza dell’intervento chirurgico, tentata soluzione in parte funzionale, ma alla quale non è possibile delegare completamente la risoluzione del problema. Tali ristrutturazioni sono necessarie per poter aprire la strada alla prescrizione della manovra “i pasti paradossali”. A seconda che le preferenze di piacere alimentare siano di cibi salati o dolci, si prescrivono due pasti paradossali alla settimana. Si richiede al paziente di metterli in atto in una modalità altamente piacevole anche sotto il profilo del contesto e dell’atmosfera in cui si consumeranno questi pasti.

Dopo gli effetti della prescrizione i “pasti paradossali”, attraverso i quali si ottiene una riduzione della tendenza a spizzicare fuori dai tre pasti principali, si ristruttura tale effetto incalzando la nuova scoperta fatta e si prosegue con la prescrizione dei pasti paradossali, ma riducendola ad un pasto paradossale alla settimana. Inoltre si introduce la legge della compensazione per evitare di evitare le occasioni sociali. Concedersi qualsiasi occasione conviviale in cui il cibo è protagonista senza cercare di controllare il proprio comportamento alimentare, ma compensare con un pasto più leggero o prima o dopo l’uscita sociale.

Una volta ottenuto un controllo funzionale per consolidare i cambiamenti avvenuti e rendere il paziente autonomo, si prosegue con la prescrizione dei pasti paradossali, ma evolvendola al bisogno, anticipando la possibilità di ricaduta. Si offre al paziente l’idea di aver scoperto un nuovo strumento da poter utilizzare al bisogno che gli permetterà di evitare di ricadere nelle vecchie tentate soluzioni. Altrettanto vale per la legge della compensazione. In questa fase si inizia un lavoro con il paziente anche su altri aspetti piacevoli al di là del cibo.

Come affermava Oscar Wilde …..
“Se te lo concedi potrai rinunciarvi,  se non te lo concedi sarà irrinunciabile”

Dr. Elisa Lucchi
psicologa e pscioterapeuta